Tutte le mostre di Mediterraneo Downtown:
i flussi e le mutazioni come filo conduttore, dall'acqua alle identità

“Per tradizione il Mediterraneo è stato il luogo dello scambio tra popoli, culture, cose” è questo il senso di molte delle mostre e istallazioni multimediali che saranno presentate a Mediterraneo Downtown: è il flusso e il fluire delle cose e delle persone, sono le mutazioni e i cambiamenti, sono le contaminazioni e i percorsi, a tessere il filo che sottende a tutte le cinque mostre presenti al Festival.

Dal 3 al 6 maggio 2018

  

“Identités fluides” a cura di Dida, Università di Firenze – Palazzo Pretorio, piazza del Comune

Per tradizione il Mediterraneo è stato il luogo dello scambio tra popoli, culture, cose. Oggi il Mediterraneo è anche altro, rotta di flussi migratori che troppo spesso si concludono in tragedia. Ma il Mediterraneo deve tornare ad essere altro, nuovamente mare di mezzo, di sperimentazione di modelli condivisi. In un tale contesto lo sviluppo locale di tutti i territori che si affacciano sul Mediterraneo assume un’importanza centrale. Uno sviluppo equilibrato, sostenibile sul piano ambientale, sociale e culturale. In grado di garantire radicamento e scambi equilibrati. Attraverso proiezioni multimediali, video mapping e un oggetto iconico che descrive l’incontro tra culture diverse, la mostra mira a dimostrare che il design, come oggetto di progetto che popola le nostre case e strumento di intervento sociale, contribuisce al costruire una diversa idea del Mediterraneo come un nuovo luogo di confronto e scambio. La mostra è stata progettata dai professori Lotti e Giorgi dell’Università di Firenze, entrambi coordinatori del progetto Tempus 3 D – Design per lo sviluppo sostenibile dell’artigianato locale in Tunisia.

“Qualcosa di familiare” di Filippo Bardazzi, Laura Chiaroni (SooS Chronicles) per Cooperativa Sociale Pane e Rose, Ex-Chiesa di San Giovanni – Via S. Giovanni, 9, Prato

La città di Prato accoglie circa 700 richiedenti asilo e rifugiati arrivati a seguito degli sbarchi dalla Libia e ospitati nei Centri Accoglienza Straordinaria o nel progetto S.P.R.A.R. Dalle esperienze e dalle testimonianze raccolte dalla Cooperativa negli anni emerge come percorsi artistici di varia natura possano rappresentare uno strumento straordinario per favorire l’inserimento nel tessuto sociale e favorire percorsi di elaborazione del trauma e riacquisizione del sé.

In particolare, la Cooperativa Sociale Pane e Rose ha avviato a partire dal mese di agosto 2016 una collaborazione con i fotografi del collettivo SooS Chronicles (Filippo Bardazzi e Laura Chiaroni) per documentare la vita e la condizione dei richiedenti asilo che rientrano nel progetto “emergenza profughi”. Il metodo utilizzato si è basato fin da subito sulla partecipazione attiva degli ospiti in fase di scelta e di discussione e la condivisione del percorso tra fotografi e fotografati.

“Qualcosa di familiare” è il risultato di questa collaborazione: un progetto fotografico – ancora in fase di svolgimento – che cerca di indagare il rapporto dei migranti ospitati nelle strutture pratesi con il territorio che abitano. La loro attuale condizione di vita li costringe a mettersi in relazione con nuovi ambienti e oggetti e a dare nuovi significati a quelli conosciuti.

“Storie di bambini ai confini con l’Europa”, Palazzo Pretorio

ideata dall’Associazione Museo Migrante (Mu.Mi), arriva a Prato il dal 3 al 6 maggio a Palazzo Pretorio una mostra dedicata ai bambini migranti: “Storie di bambini ai confini con l’Europa”, naturale evoluzione del museo della fiducia e del dialogo per il Mediterraneo inaugurato nel 2016 a Lampedusa.  Le tappe, o “stazioni”, che la mostra fa attraversare a partire dalla mappa del viaggio sono: le soglie, i confini, l’oppressione, lo spaesamento e l’orizzonte, per approdare infine a una nuova mappa costruita insieme da tutti coloro che incontrano le storie dei bambini, come per indicare la costruzione di una nuova comunità possibile. Video e audio in cui si raccontano le storie dei più piccoli, migranti provenienti da vari paesi del mondo che si sono trovati ad abbandonare la loro terra per cercare una vita più sicura. E poi un reading di  queste stesse storie saranno lette da attori e giornalisti al teatro Metastasio: testimonianze, che vengono soprattutto dal Libano e dalla Siria, e che sono state raccolte da Valerio Cataldi giornalista Rai e co-fondatore dell’Associazione MuMI, e da Francesca Mannocchi, reporter freelance. Le letture saranno intervallate dal violino del siriano Alaa Arsheed e la chitarra di Isaac de Martin.

La mostra sarà inaugurata venerdì 4 maggio alle 14.30 a Palazzo Pretorio (piazza del Comune) e sarà seguita dal panel “Invisibili: i minori non accompagnati e le nuove demografie mediterranee”, organizzato in collaborazione con la Fondazione Meyer.

“Altri Occhi”, Parco*Prato Via delle Pleiadi, 37, 59100 Prato PO

Non è soltanto una mostra fotografica, è uno sguardo nuovo su un mondo spesso ignorato, quasi invisibile, che però merita di essere conosciuto. Storie di ordinaria solidarietà, i cui protagonisti sono persone che vivono in situazioni difficili e volontari impegnati per garantire loro un pasto caldo.

Un incontro che si ripete ogni giorno, nelle mense e nei luoghi d’accoglienza della Toscana, grazie alla raccolta alimentare promossa dalla Fondazione Il Cuore si scioglie onlus in collaborazione con Unicoop Firenze. Un’iniziativa che ci vede a fianco di Caritas e oltre 150 associazioni di volontariato, e che nel 2017 ci ha consentito di donare 371 tonnellate di prodotti direttamente a chi è in difficoltà sul nostro territorio. Un aiuto concreto alla lotta contro la povertà, che vogliamo raccontare con altri occhi.

Dal 3 al 21 maggio 2018


“Fleuves. Il percorso dell’acqua nella cultura umana”, illustrazioni di Matteo Berton a cura di Prato Comics + Play 2018, Il Cassero, via Cassero

Orario d’apertura: dal lunedì al venerdì, 15.00-18.00, il sabato e la domenica, 11.00-13.00 15.00-18.00.

Fleuves è un libro per ragazzi pubblicato in Francia da Amaterra e scritto da Aurélia Coulaty, nel quale il lettore è chiamato all’avventura della scoperta di diciassette fiumi, scelti in base al loro interesse per storia, tradizione, geografia, architettura, vegetazione… Il progetto è  sostenuto da Jean-Paul Bravard, un grande geografo francese, specialista dei fiumi e responsabile di un vasto programma europeo per migliorare le loro condizioni. Matteo Berton ha rappresentato i diciassette fiumi del libro nella loro importanza culturale, in chiave dello sviluppo della civiltà. Le illustrazioni si sviluppano tutte in orizzontale, come a seguire il movimenti di leggendari corsi d’acqua come il Nilo, il Gange, il Rio della Amazzoni, il Colorado, il Niger… Tutti interpretati con l’occhio attento e l’incredibile capacità di narrazione visiva di Berton.