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Minori stranieri non accompagnati: giovanissimi equilibristi alla ricerca del loro posto nel mondo

All’interno della questione migratoria quello dei minori è un problema enorme eppure spesso poco trattato. Sono molti i bambini e i ragazzi non accompagnati o che perdono i genitori durante le traversate, che arrivano in Europa e devono affrontare una nuova vita da soli. Questo fenomeno, che cambia la demografia del vecchio continente, necessita di leggi e sistemi di accoglienza e di inclusioni ad hoc. A Mediterranero Downtown se n’è parlato con Gianpaolo Donzelli, presidente della Fondazione Meyer, Paola Baretta dell’associazione Carta di Roma, Eugenio Alfano dell’Asgi, Alessandro Salvi della Regione Toscana, Simona La Placa, cardiologa pediatrica, che fa parte del gruppo di studio sul bambino migrante e che opera nel campo del volontariato con rifugiati, richiedenti asilo e immigrati presso l’Associazione “Centro Astalli” di Palermo e Valerio Cataldi, giornalista e presidente dell’associazione Carta di Roma, che ha moderato il dibattito.

Come ha ricordato Donzelli, parlare di bambini invisibili oggi vuol dire parlare di tanti aspetti legati all’infanzia. “Sono invisibili i bambini europei, perché il livello delle nascite in Europa è ai minimi storici, come dimostrano i dati Istat, e sono invisibili i bambini che arrivano dalle coste dell’Africa, o che non arrivano mai in Europa perché muoiono durante il viaggio, così come quelli che arrivano ma poi rimangono nell’ombra, o spariscono nel nulla”.

Negli ultimi 6 anni sono arrivati circa 62 mila minori in Italia, di cui il 90% non accompagnati. Di questi moltissimi dopo essere stati identificati hanno fatto perdere le loro tracce. E’ importante però parlare di come i minori vengono raccontati oggi dai nostri media. “Ogni giorno i tg mostrano immagini di sbarchi dove si vedono bambini in braccio agli operatori vestiti con gli scafandri anticontaminazione – ha raccontato Valerio Cataldi – anche se tra i minori che arrivano nel nostro Paese solo il 7% ha meno di 15 anni. Questo ha su di noi spettatori un doppio effetto: da una parte ci commuove, ma dall’altra ci spaventa”.

Ricollegandosi proprio a questo Paola Barretta, dell’associazione Carta di Roma, ha fatto notare come dei minori oggi si parla, ma solo in eventi di tipo emergenziale. Dopo diventano invisibili se sono stranieri. “La nostra associazione cerca di analizzare e comprendere questi fenomeni mediatici e collabora con i giornalisti nella logica di creare sinergie e sviluppare un giornalismo di qualità sul tema dell’immigrazione. Si sono fatti grandi passi avanti, infatti, in materia di tutela della privacy degli immigrati nella prassi giornalistica, ma sono ancora forti le discriminazioni e l’utilizzo di una terminologia inadeguata, infondatamente violenta e razzista”. Invece sarebbe importante trovare un linguaggio che aiuti il pubblico a cogliere anche il lato positivo dell’immigrazione e riscoprire le storie di successo dei minori stranieri nel nostro Paese.

 

Anche dal punto di vista normativo la questione dei minori stranieri è piuttosto complessa. Eugenio Alfano dell’Asgi è intervenuto sulla legge Zampa, che “si va a inserire in un contesto legislativo e socio-politico molto difforme rispetto al suo contenuto. Questa, infatti, ha cercato di unificare alcuni principi riguardanti i minori già previsti in altri testi normativi e ha introdotto delle novità importanti che gli operatori di diritto chiedevano da anni. La prima, ad esempio, è l’espressa previsione del divieto assoluto del respingimento del minore straniero non accompagnato se non in casi assolutamente particolari. Se però inseriamo la legge Zampa all’interno del contesto attuale, quando l’Italia ha siglato un memorandum d’intesa con la Libia per bloccare gli immigrati prima che arrivino alla frontiera, ci possiamo rendere conto che i minori vengono respinti in maniera indiretta, finanziando la guardia costiera libica affinché non li faccia arrivare. Ecco allora che c’è un’altra categoria di minori invisibili: quelli che vengono respinti dalla Libia”.

Un’altra delle novità introdotte dalla legge Zampa riguarda la metodologia di accertamento dell’età dei presunti minori. “Prima il minore veniva portato in ospedale e con una radiografia al polso il medico ne stabiliva l’età utilizzando parametri relativi ad adolescenti anglosassoni degli anni ’50 – ha raccontato Alfano – Con la legge Zampa è previsto, invece, che se il presunto minore non ha un documento che ne accerti l’età, questa venga stabilita attraverso un esame multidisciplinare e un colloquio sociale, con un margine di errore di più o meno 2 anni”.

Ma chi sono i minori stranieri non accompagnati? Simona La Placa li descrive come dei giovanissimi equilibristi che si muovono all’interno del nostro sistema di accoglienza, alla ricerca di un loro posto nel mondo. Infatti, mentre per i minorenni lo stato italiano ha un sistema di protezione specifico, mancano ancora delle strutture ponte che possano aiutare il giovane ad andare avanti nel suo percorso una volta diventato maggiorenne. Solitamente è previsto che il neomaggiorenne venga spostato in strutture per adulti e diventi un richiedente asilo, nella speranza di ottenere un permesso di soggiorno. “Ma servirebbero progetti che promuovano la vita fuori dalle strutture – ha sottolineato Alessandro Salvi – siamo riusciti a superare le istituzioni totali e ora chiudiamo gli immigrati all’interno delle strutture, quando invece sarebbe molto più fruttuoso lavorare affinché il welfare italiano si adatti anche alle necessità di questi nuovi futuri cittadini”.