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Equonomy, l’economia sociale e solidale. I dati della ricerca di Fondazione Etica e Valori!

Sette miliardi di IRPEF versati dai migranti e 10,9 miliardi di euro l’ammontare dei loro contributi pensionistici e un saldo positivo tra il costo dell’accoglienza e il contributo all’economia del Paese dei migranti a fronte la quasi impossibilità di aprire un conto corrente. E’ questo il quadro che emerge dalla ricerca “Finanza e migranti” presentata da Ugo Biggeri della Fondazione Finanza Etica, durante il panel “Equonomy” a Mediterraneo Downtown, un momento dedicato alle esperienze imprenditoriali nel Mediterraneo, da Prato alla Tunisia, alla valorizzazione dei contributi produttivi di due categorie spesso trascurate: migranti e donne.

Insieme a Biggeri, al panel, moderato da Edoardo Zanchini, vice presidente di Legambiente, anche Souad Belhaddad, giornalista algerina e promotrice del Fondo per le Donne nel Mediterraneo, Nawel Belleli, attivista ambientale tunisina e Monica Usai, di Libera Contro le Mafie, per confrontarsi sul tema dell’ambiente, delle donne, dell’imprenditorialità e dell’economia reale.

Souad Belhaddad si è agganciata al tema economico partendo dalle donne. Souad ha infatti promosso in Francia un “Fondo per le Donne” che sostiene 200 progetti in 19 Paesi. Come è nato? A seguito di amare considerazioni sulla percezione che le donne hanno di se stesse e del loro valore economico e sociale: molti progetti che le donne presentano, anche al Fondo stesso, sottostimano la retribuzione della project manager e nonostante che le donne siano le principali donatrici delle organizzazioni internazionali, non donano per la difesa dei diritti delle donne e il loro supporto. “Forse non contiamo abbastanza per essere una priorità?”, si è interrogata Souad. “Bisogna spingere sul lato economico, ma prima lavorare sulla valorizzazione di sé”. La missione del Fondo è dunque duplice: sostenere le associazioni finanziariamente ma anche aumentare la coscienza dei diritti femminili tra le donne. La combinazione di questi elementi risulta un potente strumento di sviluppo del territorio.

Un ulteriore aspetto dello sviluppo economico e del territorio è stato quello trattato da Monica Usai, di Libera Contro le Mafie, che ha messo in luce come Libera porti avanti un impegno costante nel promuovere la memoria e spezzare la relazione economica e sociale che le mafie riuscivano, e riescono, a mettere in campo. E’ del 1996 la raccolta di più di un milione di firme ha portato alla legge di iniziativa popolare sulla confisca dei beni alle mafie, ribaltandone il loro utilizzo. Questo ha costituito un grande strumento di innovazione, portando a una rinascita socio-economica del territorio. E se, parlando di mafie la mente va subito al Sud Italia, Monica ha ricordato che Milano è tra le prime città ad avere più di 200 beni confiscati a livello metropolitano. E’ stata poi la volta di Nawal Belleli, attivista ambientale tunisina, ha raccontato la sua attività di coordinatrice per COSPE onlus del progetto FAD sul rafforzamento della pesca e la creazione di impiego per le donne nel nord della Tunisia. Ha sottolineato come siano le donne a seguire la commercializzazione delle filiere corte, contribuendo alla loro emancipazione e a rendere dinamica e innovativa l’economia locale.

Ed è così che dalla Tunisia il pubblico è stato riportato in città, con l’intervento dell’Assessore al Turismo di Prato Daniela Toccafondi: “Bisogna pensare all’economia – ha deto –  non solo alla finanza. Prato nasce da una realtà diffusa di persone che hanno accettato la sfida di diventare piccoli imprenditori” afferma l’Assessore. Ha poi innalzato ad esempio la storia di molti operati che, dopo essere stati licenziati, hanno compiuto un “forte atto motivazionale”, diventando imprenditori. Ha poi ribadito “se le persone potessero affermarsi nel loro territorio non partirebbero”.

Provocatoria infine la chiusura di Ugo Biggeri: “Si dice sempre che non ci sono soldi, ma in realtà non ci sono mai stati così tanti soldi”. Poi spiega “ invece di mettere in campo manovre come in quantitative leasing per tutte le banche europee, si dovrebbe aiutare l’imprenditoria e i progetti concreti, come quelli che abbiamo ascoltato stamani”.

Ben riassumono lo scambio di buone pratiche che ha animato Equonomy le parole di Edoardo Zanchini: “Bisogna contaminarci a vicenda se vogliamo cambiare il futuro”.