Progetti e campagne per sensibilizzare tutti i giovani riguardo lo ius soli, come “Io partecipo“ e storie di vite. Di questo si è parlato a “Cara Italia”. E la voce delle seconde generazioni è uscita forte e chiara: “Essere e sentirsi italiani e non essere riconosciuti come tali è frustrante – dice Angelo Hu, consigliere comunale di origine cinese- “Quello che viviamo nella società è una sorta di conflitto di identità. Chiedere ad una persona straniera, ti senti più cinese o italiano, ma la stessa cosa vale per tutte le nazionalità e culture, è una cosa poco intelligente”. Per lui la strada per affermare le proprie idee e per combattere la battaglia dello ius soli e non solo, è stata la politica.
Per altri fondamentale la scuola, come per Senka Majda: “ Sono nata a Tirana ma sono arrivata in Puglia a 5 anni. La mia fortuna, nonostante alcune difficoltà, è stata quella avere la forza di studiare e andare sempre avanti nei suoi obiettivi e di avere alle spalle una famiglia, che anche se povera, mi ha sempre spronato”. Ma la cittadinanza rimane uno status importante per i progetti di vita di ognuno di loro. “avere la cittadinanza concede l’opportunità di fare molte cose molto importanti per il futuro personale, come i bandi pubblici”.
Ne sa qualcosa Simohamed Kaabour, insegnate, licenziato proprio per non avere la cittadinanza italiana. “Questa esperienza però non mi ha scoraggiato, ma piuttosto spronato ad andare avanti e combattere per il giusto. Noi giovani stranieri, che vorremmo rappresentare l’italianità, veniamo visti come un’anomalia, anziché una risorsa”. D’accordo Tiziana Chiaplli, dell’associazione Arcobaleno e promotrice del progetto Io partecipo. “Dobbiamo dare la possibilità a questi giovani di essere partecipi socialmente, non includerli non è un male solo per loro, ma anche per noi, perché non approfittiamo delle loro capacità e dei loro saperi. Quindi se la società va avanti, a rimanere indietro è la politica e le istituzioni e questo lo capiamo dai bambini piccoli ai quali il razzismo è insegnato dai grandi”.
Una lotta politica e sociale ancora lunga, ma sulla quale molti ragazzi di seconda generazione non fanno un passo indietro, convinti che lo ius soli sia un loro diritto, un modo per uscire da un limbo, quando non una vera e propria “gabbia” , come la definisce Majda, che sta loro molto stretta e che dovrebbe stare stretta a tutto il nostro Paese.